sabato 21 febbraio 2015

Orticoltura Eroica Urbana

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    Ho avuto il piacere di leggere il bellissimo libro (vedete qui accanto la copertina) di Emilio Bertoncini sull'orticoltura urbana. E' molto interessante perchè a fornire (anche) informazioni di carattere tecnico ci ricorda dell'importanza della Consapevolezza: in pratica ognuno di noi ha la necessità di studiare (e quindi cononoscere) un determinato argomento, ma questo non basta.

   Lo studio ci da gli strumenti per capire, ma poi è necessario avviare un percorso di riflessione costruito su ciò che si è appreso per creare nuova conoscena.

Vi segnalo l'interessante approfondimento che fa sul sito sugli orti di comunità urbana.  Orticoltura (eroica) urbana non è un semplice manuale sull’orticoltura, ma un inno alla consapevolezza che ognuno di noi, nel suo piccolo, possa fare qualcosa e che la somma di tanti piccoli “qualcosa” possa essere una rivoluzione pacifica e fondamentale: quella della riappropriazione della capacità di produrre il proprio cibo.

   Orticoltura (eroica) urbana è scritto prima di tutto per chi non avrebbe mai pensato di leggerlo. Poi per chi è interessato al tema. Infine per chi è convinto che l'agricoltura sia legata esclusivamente al mondo rurale, cioè che abbia un senso solo quando si mette in campagna.




martedì 9 dicembre 2014

Internet senza confini: condividere la connessione al web.


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      La storia di Senza Fili Senza Confini è arrivata sul New York Times su cui è stato pubblicato un articolo che spiega il digital divide in Italia e racconta l’avventura dei cittadini di Verrua Savoia, che ha saputo diventare operatore di telecomunicazioni pur di uscire dal digital divide con un progetto di ricerca tecnologica e sociale portato avanti da Politecnico di Torino, Comune di Verrua Savoia, Ministero della Sviluppo Economico. Si tratta del primo provider di telecomunicazioni no profit.
      L’Associazione, la prima in Italia a registrarsi come operatore di comunicazione senza fini di lucro, propone un modello economico alternativo per l’accesso a Internet nelle zone periferiche, dove gruppi di cittadini uniscono i loro sforzi ed insieme si fanno carico degli investimenti per accedere alla banda larga, acquistandola in gruppo dove i costi sono più accessibili, evitando agli operatori tradizionali investimenti dedicati.
     L’attività dell’associazione si configura, proprio per questi motivi, in supporto e non in concorrenza con gli Internet Service Provider tradizionali, dei quali può essere considerata uno strumento operativo per ridurre il divario digitale che ancora caratterizza l’Italia, paese dalla conformazione geografica complessa.
Senza Fili Senza Confini vuole ridurre il divario digitale in ogni sua forma, sia infrastrutturale sia culturale.

    Per questo, oltre all’accesso a Internet a banda larga, saranno messe in campo azioni volte a supportare e consolidare l’utilizzo della rete attraverso corsi dedicati, soprattutto per le fasce più sensibili: i bambini e gli anziani. In particolare, l’Associazione ha programmato di lavorare con i ragazzi per tenere corsi sulle nuove tecnologie indirizzati agli anziani. A Verrua Savoia, dove la metà della popolazione ha più di 70 anni, anche questo è digital divide.

giovedì 28 agosto 2014

Recupero di antichi borghi


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      Molti non lo sanno, ma ci sono un diversi di progetti che riguardano la salvaguardia o meglio la reintegrazione dei borghi abbandonati, borghi che sono stati abbandonati durante la guerra, borghi montani. 
  
   Case che respirano ancora quell’aria antica e non inquinante dei nostri avi. I comuni cercano di ridare visibilità e far tornare in vita quello scheletro disossato che sono diventate le vallate così in molti si sono proposti di ridare non solo visibilità ai propri comuni, ma anche ricercare di richiamare un economia interna ridare vita a luoghi ormai abbandonati a se stessi. 
   
   Il grande mercato industriale del lavoro ha richiamato molta gente nelle città pertanto molti luoghi di montagna, di collina di campagna presentano una realtà in decadenza, case che cadono a pezzi, abitazioni diroccate. In alcuni casi qualcuno si è proposto di comprare interi borghi al fine di rivendere case a prezzi molto bassi in accordo con i sindaci dei comuni che hanno orientato la scelta sul fatto che i prezzi di vendita devono rimanere invariati per 30 anni.

   In Italia sono 2.831 i comuni a rischio estinzione, concentrati per lo più in aree montane, con un’economia e una densità demografica basse e un patrimonio immobiliare impoverito, per mancanza di infrastrutture e di attività edilizie conservative. Alcuni di essi sono interamente abbandonati, mentre altri conservano scarsissima residenzialità, con modesto incremento durante i periodi di vacanza. L’interesse culturale a conservare tali insediamenti varrebbe di per sé a motivare l’ azione di recupero.
   Lo stato di abbandono, parziale o totale, comporta, innanzi tutto, la perdita del valore intrinseco del patrimonio immobiliare ed il conseguente il mancato sfruttamento delle risorse artigianali, residenziali e turistiche. Ma comporta anche l’annullamento del valore storico, urbanistico ed artistico nonché la rinunzia al controllo del territorio.
   I motivi che, nel passato, hanno dato l’avvio all’abbandono della popolazione (la lontananza dai centri urbani, la carenza di vie di collegamento) divengono invece oggi elemento di pregio ambientale, e suggeriscono un modo di vita pienamente compatibile, mediante le nuove tecnologie della comunicazione, con il mondo del lavoro.

   Uno di questi progetti si chiama Riabitare le Alpi: in questo progetto che prevede la reintegrazione dei borghi montani oltre che alla ristrutturazione delle case in materiale bioetico si è imposto di creare modelli di energia sostenibile, attraverso pannelli solari, mini-eolico e cohousing (per quanto riguarda forni comuni e lavanderie). Un ritorno alla natura, un opportunità utile sopratutto per i giovani che con pochi soldi possono salvarsi il futuro. 
   
   Tuttavia esistono anche altre possibilità, alcuni comuni hanno aperto dei bandi per dare l’opportunità a tutti di comprare casa a un euro, presso borghi dimenticati da Dio, potete acquistare casa a un euro però avete l’obbligo di ristrutturare l’abitazione entro un anno? I materiali sono quelli di una volta, pietra e legno e in alcuni casi argilla grezza.

domenica 20 luglio 2014

Cavallerizza Reale a Torino, un'ipotesi di cohousing?


   La Cavallerizza è un bene pubblico che il comune di Torino ha deciso di vendere per realizzare appartamenti di lusso, attività commerciali e un bel parcheggio.    Sarebbe interessante una sua progettazione partecipata con le associazioni, i cittadini, i lavoratori per ipotizzarne una destinazione a cohousing.

   Un edificio bello e pregiato, ma che oggi è in abbandono e degrado: un gruppo di persone le ha occupato, lo sta sistemando con mezzi di fortuna e attiva dei coinvolgimenti sul territorio aperti (teatro, musica, cultura, luogo di incontro). Fra l'altro ho scoperto che dentro vi è un bellissimo giardino che è praticamente sconosciuto ai torinesi.

info:
http://cavallerizzareale.wordpress.com/

 
    Questo luogo - patrimonio d'immenso valore dal punto vista tanto storico-artistico quanto sociale - è destinato, secondo il volere dell'amministrazione comunale, a essere venduto e privatizzato. La decisione di occupare la Cavallerizza Reale è tesa ad impedire questo processo e far si che questo luogo possa continuare a essere abitato dalla cittadinanza.
   Il nostro obiettivo è intraprendere un percorso di progettazione e di gestione partecipata del complesso: un progetto che da sei settimane stiamo di fatto già vivendo ma che vorremmo strutturare in una prospettiva sempre più concreta.
In questo periodo si sono svolti diversi momenti di confronto tra consiglieri, assessori e una delegazione dell'Assemblea Cavallerizza. Il 16 luglio vorremmo costruire un momento di dibattito e discussione, in cui i rappresentanti dell'Amministrazione spieghino alla cittadinanza qual è stato il processo che ha portato alla messa in vendita della Cavallerizza Reale e quali sono le ipotesi per il futuro.
    Riteniamo che l'assemblea del 16 luglio sia quindi un momento di cruciale importanza, non solo per il confronto con gli amministratori, ma anche per far sì che la voce dell'Assemblea non debba essere affidata ad una delegazione di poche persone, ma sia specchio di quello che, ad oggi, la Cavallerizza realmente è: un luogo vissuto da moltissimi abitanti di Torino.
In questi anni, molte altre persone in città si sono battute per difendere i beni comuni che, per le solite gestioni incuranti e speculative del Comune, sono stati usurpati al patrimonio collettivo.
   L'occupazione della Cavallerizza, oggi, rappresenta il rifiuto per quelle decisioni, calate dall'alto, che non tengono conto delle esigenze reali delle persone, ma anche la necessità di riappropriarsi di una capacità democratica che dia davvero rilevanza alla volontà della cittadinanza.










martedì 1 luglio 2014

24 mini alloggi in cambio di vicinato di quartiere

Ospitalità solidale    Mini appartamenti a canoni agevolati ai giovani e nuovi servizi di vicinato utili al quartiere. È questo il duplice importante obiettivo del progetto ‘Ospitalità solidale’ che entra nella fase operativa con l’apertura del bando per selezionare, nelle prossime settimane, 24 giovani tra i 18 e i 30 anni cui assegnare altrettanti alloggi sottosoglia nei quartieri di edilizia popolare Ponti e Ca’ Granda-Monterotondo.

“Lancio un appello ai giovani – ha dichiarato l’assessore Benelli – affinché colgano questa opportunità unica. Si tratta di un progetto importante che ci consente di riqualificare, arredare e assegnare alloggi sottosoglia, troppo piccoli per le graduatorie Erp (Edilizia Residenziale Pubblica). Inoltre, restituendo all’uso spazi comuni inutilizzati, attiverà nuovi servizi per gli abitanti e favorirà la coesione sociale e il reciproco aiuto. Il progetto, finanziato interamente dallo Stato, non avrà alcun costo per l’Amministrazione ma avrà un grande valore sociale per i giovani che vi parteciperanno e per questi quartieri, dove spesso in passato siamo intervenuti a causa delle occupazioni abusive".

“La difficoltà di trovare casa a condizioni accessibili – ha evidenziato A. Capelli, delegato del Sindaco alle politiche giovanili – è tra le sfide più complesse che i giovani si trovano ad affrontare nella costruzione dei propri percorsi di autonomia. Con questo progetto, non solo si sperimenta una prima concreta risposta a una diffusa domanda di abitazione, ma si investe anche sull’idea che ragazze e ragazzi siano risorse straordinarie per migliorare i quartieri dove vivono".

FONTE

mercoledì 18 giugno 2014

Orto condiviso - il cibo Insieme


ugurazione dell'orto urbano Cascina quadrilatero

cascina_quadrilatero_l_orto_urbano_in_piazza_emanuele_filiberto_inaugurazione_18_giugno_2014_news_torino_torino_piemonte   Un vero e proprio orto botanico condiviso, da oggi fruibile da tutti i cittadini per la coltivazione di erbe, frutta ed ortaggi di stagione.
E' questo il "Cascina Quadrilatero", un progetto di agricoltura sociale nato per ridare vita e dignità ad una delle zone più "buie" di Torino, piazza Emanuele Filiberto. Nel cuore della movida torinese, piazza Emanuele Filiberto è stata per tempo teatro di illegalità: veniva, infatti, utilizzata dai tossicodipendeti come punto di riferimento e di ritrovo.
E proprio da qui è partito il progetto, con la bonifica dello spazio da siringhe ed erbacce: grazie alla collaborazione degli abitanti del quartiere, della Coldiretti e della Città di Torino, la piazza si è ben presto trasformata in un vero e proprio orto ospitante coltivazioni di menta, basilico, zucchine, pomodori e frutta varia.

Inaugurazione dell'orto urbano Cascina quadrilatero

"L'orto - spiega Michele Mellano, presidente di Coldiretti Torino - rimarra' chiuso soltanto nelle ore notturne. Gli abitanti potranno accedervi quando vorranno e saranno liberi di prendere ortaggi e spezie, a condizione che i quantitativi non siano eccessivi".
Ma non solo, perchè "Cascina Quadrilatero" ospiterà ogni mercoledì i banchi del mercato bio di "Campagna amica" che generalmente si tiene nei giardini "La Marmora".
Importante, inoltre, la collaborazione con alcuni ristoratori: "A turno - continua Mellano - ogni settimana uno dei ristoranti della zona inserira' nel menu' un piatto preparato con frutta e ortaggi acquistati dal nostro orto".

APPROFONDIMENTO

sabato 12 aprile 2014

E se demolissimo le case?

    Proprio in questi giorni, ho visto che le porte e le finestre di tutti i 27 appartamenti di un immobile vicino a casa mia sono state murate. Proprio così: murate a mattoni, cosa che ha dato a tutto il complesso un aspetto decisamente spettrale: una specie di tomba di un faraone egiziano curiosamente trapiantata in Toscana.

    Cosa è successo? Beh, il proprietario del complesso non riusciva a venderlo e non riusciva nemmeno ad affittare un numero sufficiente di appartamenti per valerne la pena. Dopo vari guai con un’occupazione da parte di un gruppo di disperati senza casa, non ha trovato altra soluzione che murare ingressi e finestre dopo aver portato via tutto quel che c’era negli appartamenti, incluso gli infissi e i sanitari dai bagni. Perlomeno adesso non gli dà più preoccupazioni. Certo, un triste destino per un immobile che, una volta, qualcuno deve aver considerato come un modo intelligente per investire un po’ di soldi. 

    Mentre da noi c’è ancora chi spera in qualche miracolo che fermi il crollo del mercato, ci sono dei paesi, come la Spagna, nei quali il ciclo speculativo ha fatto il suo corso. Secondo i dati disponibili, gli immobili in Spagna hanno perso il 35% del loro valore dal 2007 e si ritiene che il valore medio si dovrà dimezzare prima che si arrivi a una stabilizzazione (se va bene). E notate come questo effetto si distribuisce in modo diseguale fra gli immobili. Se la media di perdita è il 50%, questo vuol dire che un gran numero di case vecchie e malridotte finiscono per trovarsi con valori di vendita prossimi allo zero; ovvero diventano invendibili: da tener chiuse dopo aver murato porte e finestre o, meglio ancora, da demolire. 

    In effetti, si riporta che il governo spagnolo stia pensando a un massiccio programma di demolizioni. L’idea è che se abbiamo un’eccesso di offerta rispetto alla domanda, distruggendo un buon numero di case ormai invendibili facciamo ripartire il mercato (perlomeno per le case superstiti). In più, il terreno può essere recuperato per fare cose più utili, tipo coltivare patate. Certo, non è facile ri-naturalizzare il terreno cementificato, ma non è nemmeno impossibile. In certe zone d’Europa, abbiamo pavimentato oltre il 10% del territorio. Forse abbiamo un tantino esagerato; sarebbe ora di ripensarci e, perché no, tornare indietro!


Ecco un video molto interessante di una torinese che ha demolito il proprio garage  per farci crescere un orto.