Il primo passo per indirizzare l'economia in una direzione più umana, nella quale il lavoro è meno penalizzante, è chiedere dove mai risiederebbe la conoscenza individuale. La scienza si è interrogata a lungo sulla posizione di questo presunto possedimento conoscitivo privato: dove si trova quello che io conosco? In quale parte del corpo risiede? quale organo vi sovrintende? Quello che io conosco non si trova in nessun luogo al di fuori delle relazioni che danno corpo alla mia identità e al mio io conoscitivo.
... Un 1° cerchio contiene l'insieme delle cose che amo fare. Vi sono disposte tutte quelle pratiche, che suscitano la mia passione istintiva, vuoi per averle sperimentate con soddisfazione, vuoi per inclinazione spontanea. Non si tratta necessariamente di pratiche professionali, ma è possibile collocarvi anche le attività lavorative. Il criterio che unisce le pratiche raggruppate in quest'area è appunto la sincera passione che suscitano in me. In quest'area posso trovare le attività più disparate, anche molto dissimili tra loro. ... Le cose che amo fare non si piegano volentieri alle discriminazioni della logica: le amo e basta, e vorrei trascorre molto tempo. Non è affatto detto che le cose che amo mi vengano anche bene. Ci sono diverse cose che trovo irresistibili e nelle quali risulto in disastro, ma il fallire sistematicamente in esse non me le fa amare di meno. [l'autore fa poi l'esempio del suo amore del gioco del calcio balilla].
... Un 2° cerchio circoscrive tutte le cose che mi viene bene fare. Si tratta di quelle attività per le quali posseggo un riconoscibile talento, qualunque accezione si voglia dare a questo termine. Queste cose mi possono venire bene perché posseggo per la loro pratica un'attitudine innata. In ogni caso è fuori discussione che le pratiche raggruppate all'interno di questa area sono pratiche nelle quali eccello: mi vengono meglio di tutte le altre.
Come non è scontato eccellere nelle cose che amo fare, allo stesso modo è tutt'altro che certo che io ami le cose che mi vengono bene.
... Nel 3° cerchio trovano il proprio spazio tutte le cose che mi pagano per fare. E' una categoria diversa da quelle precedenti. Le cose che stanno in questo cerchio non sono necessariamente cose che amo fare nè cose che necessariamente mi viene bene fare, Mi pagano per farle e questo è un motivo sufficiente per continuare a farle.
Passione, Capacità e Stipendio: tutte pratiche alle quali io do vita nella mia esistenza appartengono ad 1 di questi 3 domini. Ma appartengono necessariamente ad UNO SOLO di questi domini?
Se proviamo a pensare che è possibile unire o sovrapporre i cerchi pensando alla situazione lavorativa di ogni individuo troveremo diverse possibili combinazioni (cioè diversi modi di sovrapporre i cerchi) per descrivere la situazione lavorativa di una persona.
... Vi è una combinazione offerta dalla sovrapposizione dell'area capacità e stipendio, cui corrisponde il totale distacco dall'area passione.
Forse si tratta della situazione più diffusa: venir pagati per fare qualcosa che ci viene bene ma che non amiamo affatto. Il lavoratore che si trova in questa posizione considera il lavoro ... uno strumento faticoso per guadagnarsi da vivere. Questo lavoratore vivrà con una inevitabile difficoltà la mancanza di passione per il proprio lavoro e finirà per accreditare a sua volta un'idea molto popolare: le cose che mi viene bene fare mi procurano il denaro necessario per fare finalmente, lontano dal lavoro, le cose che amo davvero fare. E' proprio questa situazione che istituisce il trionfo della società del tempo libero
Masse di lavoratori salariati che accettano denaro in cambio di capacità, senza ricavare alcuna soddisfazione dallo scambio che non sia strumentale al raggiungimento del fine settimana o delle ferie. Chi si trova in una simile posizione può spingersi sino a sopportare il lavoro, ma non potrà giungere ad amarlo
Ok pausa su questo lungo post e il lavoro continua la prossima settimana: troverete la seconda proposta ...
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