domenica 24 febbraio 2013

5 - Lavanderia - stireria


         Fra gli spazi comuni “tecnici” questo è quello meno complesso da realizzare in quanto la superficie è in genere abbastanza ridotta e si possono recuperare spazi che presentano alcune criticità (senza finestre, seminterrati o spazi angusti). Al crescere del numero delle famiglie si possono usare soluzioni tecnologiche innovative come lavatrici a vapore, ad alimentazione a doppio ingresso o a grande portata, che difficilmente una qualsiasi famiglia acquisterebbe visto l'uso occasionale. 

        In cohousing tale locale può anche essere inizialmente arredato con gli elettrodomestici delle rispettive famiglie di avvio con un aggravio economico quasi nullo. Lo stesso locale può anche trasformarsi in una piccola stireria con macchinari professionali di stiratura come quelli per le lenzuola, oppure assi da stiro riscaldati e ferri da stiro con caldaia esterna. Sono queste soluzioni tecnologiche che aiutano significativamente nelle faccende domestiche, ma che hanno un costo significativo. Ma se tale costo è ripartito sul gruppo, l'acquisto e l'uso diventano convenienti e si migliora la qualità della vita delle persone. 
       
       Un'importante considerazione da fare è che tale scelta è legata più al risparmio di spazio, più che a quello economico, che è possibile realizzare. Gli attrezzi sono spenti per gran parte della loro vita, ma continuano ad occupare prezioso spazio che può diversamente essere usato. Infine questo locale diviene luogo di incontro e di socializzazione proprio nei momenti in cui si usano le attrezzature rendendo più gradevole un'incombenza familiare.

domenica 10 febbraio 2013

Sfratti e Costituzione

(Questo post riprende uno precedente.)
 
   A Torino (e comunque in Italia) la casa è un’emergenza: nel 2012 ci sono stati circa 4000 sfratti per morosità, a cui rischiano di aggiungersene quasi 2000 (stime Caritas) per gli inquilini ATC che non possono più rientrare nelle regole delle case popolari, che la Regione ha rivisto al ribasso dallo scorso 31 gennaio; e ci sono altre migliaia di persone che hanno una casa grazie a fondi regionali e nazionali che sono a rischio. Insomma, rischiamo di avere presto migliaia e migliaia di torinesi in mezzo a una strada.

    Si èdiscusso sulla proposta che veramente potrebbe risolvere il problema: quella di fare incontrare l’enorme patrimonio abitativo inutilizzato in città – si parla di 50.000 alloggi – con le persone che ne hanno bisogno. Si potrebbe cominciare da due riserve immediatamente accessibili, quella degli interi palazzi in abbandono da decenni perché i proprietari non sanno che farsene (è incredibile, ma ce ne sono decine) e quella di diversi palazzi appena costruiti, ancora invenduti in gran parte e senza grandi speranze di essere venduti a breve.

   Il Comune potrebbe gestire domanda e disponibilità, arrivare a un accordo con i proprietari, coprire le spese (costa molto meno che pagare gli affitti), pagare una assicurazione che protegga i proprietari dai danni degli inquilini, che potrebbero magari impegnarsi a fare in proprio lavori di risistemazione e manutenzione, se non possono pagare un affitto. Potrebbe farlo in accordo, ma anche, dove necessario, d’autorità, come la legge consente e come già è stato fatto a Roma.
Infatti, non è accettabile la requisizione forzata che di fatto è realizzata dal blocco degli sfratti, che scarica il costo di dare una casa a una famiglia indigente solo sulle spalle dello sfortunato proprietario di casa, che non sempre è un ricco strozzino e che talvolta, dal mancato pagamento dell’affitto a fronte delle spese e delle tasse che restano, viene portato in rovina anch’egli.
 
   E’ invece accettabile la requisizione del patrimonio immobiliare inutilizzato e per cui non sono previsti utilizzi a breve, perché, come dice la Costituzione all’articolo 42, la proprietà privata è garantita MA con “limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti”, e se tu lasci un palazzo in abbandono per vent’anni o ne tieni uno vuoto per far salire i prezzi, tra l’altro creando problemi di degrado al quartiere, allora è giusto prenderlo e usarlo per l’emergenza, garantendotene la custodia e la possibilità di riaverlo nel momento in cui tu ti presentassi con un piano concreto per usarlo.
fonte: Consigliere Comunale Vittorio Bertola - Torino

   Ora il cohousing può diventare una CONCRETA opzione per tutti quei cittadini che adeguatamente informati su cosa è relamente il cohousing potrebbero decidere di intraprendere un percorso condiviso. Si aprono 2 interessanti scenari:
1) il gruppo potrebbe rendere abitabile una casa/edificio in autorecupero
2) formare un gruppo di cohousing e portare avanti il tema dell’empowerment e  della crescita personale connesse ai processi di attivazione dei cittadini.

   Sarà proprio l'empowerment il tema del prossimo post.

  

venerdì 1 febbraio 2013

4 - Ludoteca/nursery – micronido


    Un altro spazio e servizio comune diffuso, anche se in misura minore rispetto ai precedenti, è quello legato alla cura dei bambini ed in particola modo dei neonati (0-2 anni). In quella prescolare (da 0 a 6 anni) non essendoci obbligo scolastico le famiglie potrebbero non trovare sul territorio strutture educative, economicamente o logisticamente, accessibili. 
   Per tale ragione ci si può accordare con le famiglie ed si potrà gestire lo spazio nella maniera ritenuta più opportuna: assumendo un'educatrice, chiedendo supporto a chi vive nel cohousing e dispone di molto tempo libero (pensionati giovani) oppure autogestendo lo spazio turnando con gli altri genitori nella cura dei figli. Nei casi più semplici (pochi bambini e tutti interni al gruppo) viene usata la sala multifunzionale ed i bambini stanno insieme agli adulti, mentre in altri casi è previsto un locale separato attrezzato adeguatamente. Negli interventi più grandi la struttura è aperta all'esterno per condividere la soluzione e ottimizzare le risorse. Tutto ciò porta a diversi vantaggi:
  • si risolve un problema che limita il ritorno al lavoro dopo la nascita del bimbo e che, nel caso delle donne, a volte non avviene più
  • il costo è molto più conveniente rispetto alle strutture private e si ha un miglior controllo sulla qualità e sulla flessibilità del servizio erogato
  • per chi è uscito dal mondo del lavoro (la pensione oppure lavoratore precario) può diventare un utile occasione per dimostrare la propria utilità sociale e trasmettere ai bambini le proprie conoscenze e valori
  • le famiglie hanno modo di confrontarsi sull'educazione dei figli con diversi modelli culturali e si trovano coinvolte maggiormente nell'educazione dei figli con obiettivi educativi spesso più elevati
  • può divenire per alcuni membri una vera e propria attività professionale, specialmente nelle strutture aperte al pubblico