(Questo post riprende uno precedente.)
A Torino (e comunque in Italia) la casa è un’emergenza: nel 2012 ci sono stati circa
4000 sfratti per morosità, a cui rischiano di aggiungersene quasi 2000
(stime Caritas) per gli inquilini ATC
che non possono più rientrare nelle regole delle case popolari, che la
Regione ha rivisto al ribasso dallo scorso 31 gennaio; e ci sono altre
migliaia di persone che hanno una casa grazie a fondi regionali e
nazionali che sono a rischio. Insomma, rischiamo di avere presto
migliaia e migliaia di torinesi in mezzo a una strada.
Si èdiscusso sulla proposta che veramente potrebbe
risolvere il problema: quella di fare incontrare l’enorme patrimonio
abitativo inutilizzato in città – si parla di 50.000 alloggi – con le
persone che ne hanno bisogno. Si potrebbe cominciare da due riserve
immediatamente accessibili, quella degli interi palazzi in abbandono da
decenni perché i proprietari non sanno che farsene (è incredibile, ma ce
ne sono decine) e quella di diversi palazzi appena costruiti, ancora
invenduti in gran parte e senza grandi speranze di essere venduti a
breve.
Il Comune potrebbe gestire domanda e disponibilità, arrivare a un
accordo con i proprietari, coprire le spese (costa molto meno che pagare
gli affitti), pagare una assicurazione che protegga i proprietari dai
danni degli inquilini, che potrebbero magari impegnarsi a fare in
proprio lavori di risistemazione e manutenzione, se non possono pagare
un affitto. Potrebbe farlo in accordo, ma anche, dove necessario,
d’autorità, come la legge consente e come già è stato fatto a Roma.
Infatti, non è accettabile la requisizione forzata che di fatto è
realizzata dal blocco degli sfratti, che scarica il costo di dare una
casa a una famiglia indigente solo sulle spalle dello sfortunato
proprietario di casa, che non sempre è un ricco strozzino e che
talvolta, dal mancato pagamento dell’affitto a fronte delle spese e
delle tasse che restano, viene portato in rovina anch’egli.
E’ invece accettabile la requisizione del patrimonio immobiliare
inutilizzato e per cui non sono previsti utilizzi a breve, perché, come
dice la Costituzione all’articolo 42, la proprietà privata è garantita MA con “limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti”,
e se tu lasci un palazzo in abbandono per vent’anni o ne tieni uno
vuoto per far salire i prezzi, tra l’altro creando problemi di degrado
al quartiere, allora è giusto prenderlo e usarlo per l’emergenza,
garantendotene la custodia e la possibilità di riaverlo nel momento in
cui tu ti presentassi con un piano concreto per usarlo.
fonte: Consigliere Comunale Vittorio Bertola - Torino
Ora il cohousing può diventare una CONCRETA opzione per tutti quei cittadini che adeguatamente informati su cosa è relamente il cohousing potrebbero decidere di intraprendere un percorso condiviso. Si aprono 2 interessanti scenari:
1) il gruppo potrebbe rendere abitabile una casa/edificio in autorecupero
2) formare un gruppo di cohousing e portare avanti il tema dell’empowerment e della crescita personale connesse ai processi di attivazione dei cittadini.
Sarà proprio l'empowerment il tema del prossimo post.
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