Si èdiscusso sulla proposta che veramente potrebbe risolvere il problema: quella di fare incontrare l’enorme patrimonio abitativo inutilizzato in città – si parla di 50.000 alloggi – con le persone che ne hanno bisogno. Si potrebbe cominciare da due riserve immediatamente accessibili, quella degli interi palazzi in abbandono da decenni perché i proprietari non sanno che farsene (è incredibile, ma ce ne sono decine) e quella di diversi palazzi appena costruiti, ancora invenduti in gran parte e senza grandi speranze di essere venduti a breve.
Il Comune potrebbe gestire domanda e disponibilità, arrivare a un accordo con i proprietari, coprire le spese (costa molto meno che pagare gli affitti), pagare una assicurazione che protegga i proprietari dai danni degli inquilini, che potrebbero magari impegnarsi a fare in proprio lavori di risistemazione e manutenzione, se non possono pagare un affitto. Potrebbe farlo in accordo, ma anche, dove necessario, d’autorità, come la legge consente e come già è stato fatto a Roma.
Infatti, non è accettabile la requisizione forzata che di fatto è realizzata dal blocco degli sfratti, che scarica il costo di dare una casa a una famiglia indigente solo sulle spalle dello sfortunato proprietario di casa, che non sempre è un ricco strozzino e che talvolta, dal mancato pagamento dell’affitto a fronte delle spese e delle tasse che restano, viene portato in rovina anch’egli.
E’ invece accettabile la requisizione del patrimonio immobiliare inutilizzato e per cui non sono previsti utilizzi a breve, perché, come dice la Costituzione all’articolo 42, la proprietà privata è garantita MA con “limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti”, e se tu lasci un palazzo in abbandono per vent’anni o ne tieni uno vuoto per far salire i prezzi, tra l’altro creando problemi di degrado al quartiere, allora è giusto prenderlo e usarlo per l’emergenza, garantendotene la custodia e la possibilità di riaverlo nel momento in cui tu ti presentassi con un piano concreto per usarlo.
fonte: Consigliere Comunale Vittorio Bertola - Torino
Ora il cohousing può diventare una CONCRETA opzione per tutti quei cittadini che adeguatamente informati su cosa è relamente il cohousing potrebbero decidere di intraprendere un percorso condiviso. Si aprono 2 interessanti scenari:
1) il gruppo potrebbe rendere abitabile una casa/edificio in autorecupero
2) formare un gruppo di cohousing e portare avanti il tema dell’empowerment e della crescita personale connesse ai processi di attivazione dei cittadini.
Sarà proprio l'empowerment il tema del prossimo post.
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